PAROLE CHIAVE
Una serie di parole sono spesso usate dagli specialisti per descrivere le proprietà o gli impatti delle molecole biocide usate nelle esche o nei trattamenti di disinfestazione. Vediamo di chiarire qualche concetto in modo semplice.
PERSISTENZA: Solitamente le molecole chimiche sono soggette a trasformazioni spontanee quando entrano in contatto con altre componenti chimiche o fisiche, come l’acqua, i raggi UV o altre sostanze con proprietà acide o basiche. Alcune molecole perciò possono degradarsi o trasformarsi rapidamente, altre invece restano stabili e sono loro a provocare la degenerazione o trasformazioni delle cellule o dei tessuti in cui sono accumulate. Piretroidi e anticoagulanti possono rimanere inalterati nel suolo o in acqua da un minimo di poche ore fino a circa 30 giorni, ma in certi casi anche 100 giorni e oltre, continuando a propagare i loro effetti tossici o cancerogeni per tutto il tempo.
CONTINUITÀ ECOSISTEMICA: Inoltre, le seppur minime concentrazioni di molecole biocide presenti nelle esche e negli insetticidi sono comunque in grado di restare sul terreno ed essere dilavate dalle acque piovane. Prima o poi quindi queste molecole finiscono anche nei corsi d'acqua e infine in mare. Qui sono stati riscontrati effetti anche sul plancton e sugli stadi larvali o giovanili di insetti, pesci, anfibi e rettili. L'intera rete ecosistemica ne viene alterata, e spesso si danneggiano le stesse popolazioni di quegli animali insettivori che potrebbero essere fedeli alleati nella lotta contro le zanzare e altri parassiti.
BIOACCUMULO: tanto più una sostanza è stabile tanto più essa può persistere nei tessuti dell'animale che ha ingerito il biocida. In questo modo l’animale morto o moribondo può essere facile preda di altri, come un cane o un gatto domestico, oppure un animale selvatico o anche insetti. Perciò le sue carni, e ciò che esse contengono, possono entrare nella catena alimentare, andando incontro al fenomeno del bioaccumulo negli animali predatori o necrofagi. Per questi animali la dose di biocida in un’esca di per sè non è letale, ma la molecola si accumula nei loro organi, in particolare nel fegato, ogni volta che ne ingeriscono una piccola quantità. Volpi, gabbiani, falchi e rapaci notturni, e addirittura pesci come le spigole, possono quindi assimilare quantità sempre maggiori di biocida e infine rimanere intossicati o uccisi anche se non hanno avuto contatti diretti con le esche.
SELETTIVITÀ: queste molecole, soprattutto gli insetticidi, non agiscono in modo selettivo, cioè non uccidono in modo specifico le zanzare o gli insetti nocivi. Anche api, o altri insetti impollinatori vengono eliminati. Allo stesso tempo è utile precisare che nemmeno le zanzare sono tutte nocive. Alcune specie sono addirittura utilizzate dagli scienziati come "indicatori" di buona qualità degli ecosistemi. L'eliminazione indiscriminata degli insetti, soprattutto in primavera e estate ha un impatto fortissimo anche sulle altre specie presenti, prima di tutto sugli uccelli insettivori, come le rondini.
RESISTENZA ACQUISITA: tra i tanti effetti collaterali dell’uso indiscriminato e continuativo di pesticidi contenenti le medesime molecole biocide c’è il fenomeno della resistenza. Si tratta di una diminuzione della sensibilità degli animali bersaglio di questi prodotti fitosanitari, che può essere conseguenza di una modifica di tipo genetico e dunque ereditario. Solitamente l’efficacia di una molecola insetticida è legata alla sua capacità di interagire con un enzima, cioè una molecola funzionale naturalmente prodotta dalle cellule animali, e che è diretto frutto della presenza di un gene specifico nel DNA della specie infestante. Se questo gene, come spesso avviene, va incontro ad una mutazione genetica che cambia la struttura dell’enzima prodotto; quest’ultimo potrebbe non risultare più vulnerabile all’azione dell’insetticida, rendendo l’animale che possiede la mutazione resistente ai trattamenti. La conclusione di questo processo è che usare gli stessi prodotti biocidi favorisce l'eliminazione degli infestanti sensibili, ma permette la sopravvivenza selettiva degli individui resistenti che continueranno a proliferare. Successivi trattamenti perciò saranno via via sempre meno efficaci.